Secondo i dati Istat l’inflazione a luglio è scesa al 5,9%, dimezzata rispetto a un anno fa. Rimane però molto alta e questo genera delle conseguenze che non fanno bene all’economia delle famiglie. A tal proposito la BCE ha aumentato i tassi di interesse dello 0,5% portando il costo del denaro ai massimi storici da quando esiste l’euro. Tutto ciò inciderà su mutui e investimenti e porterà le famiglie a dover scegliere con cautela dove allocare i propri guadagni. Una delle preoccupazioni più grandi arriva dai costi per lo studio. Secondo le stime, senza agevolazioni, l’università costa in media 15.000 euro l’anno per i fuori sede, considerando che oltre alla retta e al materiale di studio bisogna pensare al vitto e all’alloggio. Con i rincari dei prezzi queste cifre potrebbero aumentare e, oltre a questo, bisogna considerare che le città non sono pronte ad accogliere gli studenti che vengono da altre regioni con posti letto sufficienti. In questo articolo vaglieremo diverse situazioni per comprendere bene da dove nasce il caos rincari e quali potrebbero essere le soluzioni.
Alloggio: i posti letto non bastano
Il primo problema da affrontare è la disponibilità di un posto letto fornito dall’Ateneo e che rientra nella borsa di studio. Secondo i dati dello studio “Casa: un’emergenza irrisolta” realizzato dall’Unione degli studenti, Cgil e Sunia (Sindacato Nazionale Unitario Inquilini e Assegnatari” solo il 4,9% degli studenti universitari ha la possibilità di accedere a un alloggio universitario e queste percentuali si abbassano in base alla città. Parliamo di circa 40 mila posti letto negli studentati a fronte di 824 mila studenti fuori sede censiti nel 2022. E nelle grandi città dove gli iscritti sono maggiori, si capisce bene che le possibilità si riducono ulteriormente. Andando a valutare la situazione delle singole regioni, in alcune il dato è scoraggiante: in Abruzzo la copertura è dello 0,2% e in Campania e Veneto si oscilla tra il 2% e il 3%. Le più virtuose da questo punto di vista sono il Trentino-Alto-Adige con il 17,8% di copertura, la Calabria con il 14,6% e le Marche con il 10,6%. Il governo aveva risposto a questa esigenza proponendo lo stanziamento di fondi per creare nuovi posti letto ma le proposte si sono arenate e sono state trasformate in progetti più a lungo termine.
Gli studenti che non possono dunque permettersi di vivere fuori casa senza un sostegno economico pubblico, dovranno vagliare altre soluzioni, quali la scelta di iscriversi alle università telematiche come Unicusano che propongono corsi triennali, magistrali e master accademici online da poter frequentare a distanza, riducendo così i costi dei trasporti, del vitto e dell’alloggio.
Affitti: nelle grandi città aumentano
In un contesto così fluido, in cui non c’è una gestione condivisa del problema degli alloggi e in cui inflazione e speculazione la fanno da padrona, in ogni città gli affitti aumentano e nelle città più grandi diventano addirittura insostenibili. A settembre 2023 infatti gli studenti sono tornati in tenda davanti alle università pe protestare contro il caro affitti. Secondo le ultime rilevazioni a Milano il costo medio per una stanza singola è di 626 euro, segue Bologna con 482 e Roma con 463. Per una doppia a Milano si spendono 348 euro e a Roma 272. Con queste cifre diventa insostenibile frequentare l’università da fuori sede, anche perché a questi costi d’affitto vanno aggiunte le utenze e le spese per il cibo.
Costo della vita: insostenibile nelle grandi città
Alla riflessione sull’affitto bisogna necessariamente aggiungere anche quella sul costo della vita, che in alcune città sta aumentando a livello esponenziale. Se pensiamo alle grandi città, è fondamentale inserire tra le spese gli abbonamenti ai mezzi pubblici, l’iscrizione ai servizi accessori, come biblioteche, abbonamenti vari per lo studio e i costi per l’acquisto dei libri. Com’è giusto che sia, è importante inserire anche hobby e svago, altrimenti si perde anche il valore di vivere un’esperienza fuori casa. Secondo i dati Istat da luglio 2022 a luglio 2023 il costo della vita è aumentato in media del 5,7% e rientrano in questi aumenti anche i beni primari. Tra tutti frutta e verdura, gravati anche dall’alluvione in Emilia Romagna.
Uno scenario dunque tutt’altro che florido per chi affronta quest’anno l’università come fuori sede. Bisognerebbe chiedere a gran voce interventi strutturali al governo per creare dinamiche più favorevoli per tutti gli aspiranti dottori.